“La violenza contro le donne è forse la più vergognosa umiliazione dei diritti umani. E forse la più diffusa. Non conosce confini geografici, culturali e di stato sociale. Finchè continuerà, non potremo pretendere di realizzare un vero progetto verso l’ uguaglianza, lo sviluppo e la pace”
Kofi Annan, Segretario Generale delle Nazioni Unite- 1999
Le parole di Kofi Annan ci introducono alla Giornata Internazionale per l’ eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 54/134 nel 1999, partendo dalla premessa che tale violenza sia una violazione dei diritti umani e la conseguenza delle discriminazioni nelle leggi e nella pratica, con persistenti disuguaglianze tra uomini e donne.
Il 25 novembre non è stato scelto a caso : è il ricordo del brutale assassinio ,su ordine del dittatore Rafael Trujillio nel 1960, delle tre sorelle Mirabal, attiviste politiche nella Repubblica Dominicana, impegnate con decisione nella lotta contro la dittatura. Uccise barbaramente , la loro morte provocò gravi ripercussioni nell’ opinione pubblica del paese ( nonostante la censura ) e nel 1961 il dittatore fu ucciso.
Il 20 dicembre 1993 l’Assemblea Generale aveva già adottato la Dichiarazione sull’ eliminazione della violenza contro le donne, invitando governi, organizzazioni internazionali e ONG a programmare,il 25 novembre di ogni anno,attività volte a sensibilizzare i propri paesi su questa grave violazione dei diritti dell’uomo. Nonostante siano passati da allora più di 20 anni, molti sono i paesi in cui il tema dei diritti umani è vergognosamente non rispettato o negato : istruzione –divario salariale- il voto alle donne- la famiglia patriarcale e il matrimonio combinato-lo stupro nelle zone di guerra-mutilazioni genitali femminili-violenza domestica.
In quella occasione da diversi anni Telefono Donna si occupa dell’ allestimento delle “Scarpe Rosse” divenuto in tutto il mondo simbolo della Giornata. Esso risale al progetto d’arte pubblica ideato nel 2009 dall’artista messicana Elina Chauvet per simboleggiare la marcia silenziosa di donne assenti o impossibilitate a esprimere la loro sofferenza. Il progetto è scaturito dalla volontà di denunciare l’omertà che avvolge il rapimento, lo stupro e l’assassinio di centinaia di donne aCiudad Juárez,una città di frontiera nel nord del Messico, tristemente famosa proprio per l’ impressionante serie di delitti e per lo strapotere dei gruppi criminali legati al narcotraffico. Si parla di 4.500 donne scomparse e di circa 400 omicidi di giovani donne, per lo più di umile estrazione sociale. L’artista decise di dare visibilità a quell’invisibilità attraverso le scarpe rosse, poiché nella maggior parte dei casi era l’unica cosa che restava delle donne uccise. Quindi raccolse 33 paia di scarpe color sangue e le espose in modo da emulare una marcia silenziosa.
Alla luce dei fatti di di cronaca sembra doveroso continuare a rendere un tributo a tutte le donne che non possono più camminare tra noi in quanto assassinate per violenza di genere e impedire alla coscienza umana di rimuovere il grave delitto rappresentato dal femminicidio.